DISFAGIA (IN CASO DI PAZIENTE INCOSCIENTE O DISPNEA)

La disfagia è un disturbo della deglutizione; non è una vera e propria patologia, ma uno stato conseguente a traumi, ictus oppure a malattie neurologiche (come ad esempio la demenza), che può comportare una serie di complicazioni. L’operatore sociosanitario è tenuto a prevenirle per quanto possibile e per quanto previsto dalle sue competenze professionali. Nel paziente incosciente non è possibile fare una valutazione della disfagia attraverso le prove di deglutizione da parte del logopedista o del foniatra, perciò in questo tipo di pazienti si rende spesso necessario l’inserimento di un sondino naso gastrico, che permette l’assunzione del pasto attraverso un’alimentazione speciale a base di preparati galenici o preconfezionati. In questo caso l’oss ha il compito specifico di controllare che il funzionamento del sondino sia corretto e che l’assistito mantenga la posizione semi seduta durante l’assunzione del pasto e per i trenta minuti successivi, per agevolare il processo digestivo. È inoltre importante che l’oss si preoccupi di sospendere l’infusione prima di movimentare il paziente per evitare reflussi e pericolose polmoniti ab ingestis; deve inoltre assicurarsi che la pelle del naso intorno al punto di contatto con il sondino non diventi arrossata, in quanto a causa della pressione del sondino contro le narici, possono comparire lesioni. Per quanto riguarda il paziente con dispnea e disfagia, è molto importante che il personale medico e infermieristico, attraverso il lavoro in team, pianifichi una dieta personalizzata in base alle difficoltà di deglutizione dell’assistito per ridurre al minimo il rischio di aspirazione; il personale sanitario valuta contemporaneamente la sicurezza del paziente, le sue necessità nutrizionali, le patologie presenti e le preferenze personali. La dieta prevista in caso di disfagia è composta, in genere, da cibi di consistenza semisolida e/o semiliquida perché sono più facili da deglutire; per quanto riguarda i liquidi si può ricorrere all’uso di un addensante per modificarne la consistenza e permetterne l’assunzione in sicurezza. Nei pazienti disfagici con dispnea quindi gli alimenti da favorire sono: gli omogeneizzati, gli yogurt senza pezzi, i formaggi freschi, le verdure cotte e non filamentose ridotte in purea o creme; sono invece da evitare gli alimenti a doppia consistenza, che contengono cioè sia una parte solida che una parte liquida (ad esempio la pastina in brodo), cibi troppo caldi perché stimolano la tosse e l’uso delle cannucce. L’operatore sociosanitario farà sempre riferimento alle indicazioni fornitegli dall’infermiere e dal nutrizionista per quanto riguarda l’alimentazione dell’assistito, perché ogni stato della disfagia presenta necessità diverse. Al momento del pasto l’oss, entra nella stanza, identifica il paziente , si presenta, ne garantisce la privacy e controlla che il microclima sia adeguato, esegue il lavaggio sociale delle mani e indossa i guanti; durante l’assunzione del pasto l’operatore deve assicurarsi che non vi siano nella stanza elementi di distrazione per il paziente e che lo stesso assuma una postura corretta (cioè la posizione semi-seduta con gli avambracci ben appoggiati o, se l’assistito è in grado di mantenere una posizione seduta sul letto, che abbia i piedi ben poggiati per terra). Se il paziente non è autonomo nell’alimentarsi, l’operatore si deve mettere alla sua altezza, oppure si pone leggermente più in basso per fare in modo che la testa dell’assistito sia leggermente flessa in avanti, per agevolare la deglutizione. Ogni tanto, durante il pasto, invita il paziente a fare qualche colpo di tosse per evitare che il cibo resti in gola, fa in modo che non ci siano distrazioni e rispetta i tempi del paziente, ogni tanto sarà sua cura farlo riposare.  Al termine dell’assunzione del pasto l’oss controlla che non ci sia presenza di cibo nella bocca e nella faringe del paziente, quindi ascolta con attenzione il suono della voce, perché un gorgoglio potrebbe indicare la presenza di cibo; infine l’oss si assicura che la persona stia in posizione seduta per almeno trenta minuti ed esegue l’igiene del cavo orale e, se presente, pulisce la protesi dentaria. Una volta terminata l’attività, l’operatore si toglie i guanti e si lava le mani, poi  riferisce all’infermiere tutto ciò che ha osservato nel paziente durante l’assunzione del pasto.


FILIPPO ORALI

Fermarsi significa retrocedere.

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