PERCHÉ L’OSS NON DEVE STACCARE L’AGO CANNULA
Accade spesso, ogni giorno, in diversi ospedali della penisola: bisogna staccare la flebo al paziente, perché iniziano le dimissioni, o perché bisogna lavarlo.
Gli infermieri sono oberati di lavoro e qualcuno deve staccare il deflussore dell’ago cannula. È un compito molto semplice, apparentemente, quindi perché non lasciarlo fare a parenti, badanti, a volte addirittura OSS?
Sappiate che questo ragionamento è assolutamente sbagliato, per due motivi.
Motivo 1 – pericolo per il paziente
Innanzitutto, il deflussore dell’ago cannula è un presidio medico per una terapia endovenosa, e richiede determinate competenze per essere staccato e riattaccato. Bisogna valutare lo stato di benessere del paziente, la sterilità del dispositivo, che il sangue non defluisca nel tubo o altri eventuali problemi tecnici.
Parenti, badanti e OSS non sono mai stati formati per questo. Quindi, non possono sapere cosa serve per il rispetto delle esigenze sanitarie del paziente.
IL COMPITO DI STACCARE L’AGO CANNULA COMPETE SOLO E UNICAMENTE ALL’INFERMIERE.
Motivo 2 – rischio per l’operatore
Non c’è solo un pericolo per il paziente: anche la carriera dell’OSS viene consapevolmente messa a repentaglio.
Spesso pensiamo “Ma sì, dai, cosa vuoi che succeda” o peggio “si fa così e nessuno mi ha mai detto niente”.
Alcuni OSS, semplicemente, non sanno che non è loro responsabilità, e continuano a farlo.
Sappiate che la volta in cui malauguratamente capita qualcosa, in sede giudiziaria non importerà a nessuno della vostra giustificazione. Non importerà se avevate poco tempo, se ve l’ha chiesto l’infermiere, se l’avete sempre fatto o se non sapevate di non averne la competenza.
La responsabilità è personale e non ci sarà scusa che tenga: un OSS non può rimuovere una ago cannula. Punto.
Pensateci un attimo: e se un familiare vi vede e decide di denunciare?
Come fare se vi chiedono di rimuovere l’ago cannula
Mi metto però nei panni dell’operatore a cui viene affidato il compito di rimuovere l’ago cannula: non è facile dire di no e chiedere di seguire le procedure, soprattutto quando si è in una posizione di debolezza.
Ad esempio, se si ha un contratto di lavoro precario.
Un infermiere che fa questa richiesta a un OSS sta commettendo un danno per sé, per la propria professionalità, ma soprattutto sta danneggiando l’operatore che gli sta di fronte.
È una scorrettezza professionale ed etica.
L’invito che faccio agli OSS è sempre: ricordatevi che bisogna dire le cose che non vanno, sempre, anche a chi le ignora o finge di ignorarle. Con fermezza e gentilezza, ma bisogna dirle.
A ognuno la sua competenza!
Come sempre, un abbraccio a tutti.
Filippo