IL MORBO DI PARKINSON

Il morbo di Parkinson è una patologia neurodegenerativa cronica, a lenta e progressiva evoluzione, che colpisce alcune aree specifiche del cervello e causa tremori, alterazioni dell’equilibrio e postura ricurva. Con il tempo, possono manifestarsi altri sintomi che compromettono gravemente le funzioni cognitive e motorie.

Il morbo di Parkinson è una delle patologie neurodegenerative più diffuse al mondo.

Cause

Anatomicamente, il morbo di Parkinson si manifesta a causa della degenerazione dei neuroni della sostanza nera, una struttura situata nei gangli della base, aree profonde del cervello che regolano i movimenti volontari, l’apprendimento motorio e alcune funzioni cognitive e abitudinarie.

La sostanza nera produce dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per coordinare i movimenti in modo fluido, rapido e armonioso.

Nelle persone affette da morbo di Parkinson la produzione di dopamina diminuisce progressivamente, fino a causare una vera e propria carenza. Questa condizione provoca disturbi motori e può compromettere alcune funzioni cognitive.

Inoltre, la malattia favorisce la formazione dei cosiddetti corpi di Lewy, agglomerati anomali di proteine insolubili chiamate alfa-sinucleine, che si accumulano all’interno delle cellule cerebrali. I corpi di Lewy sono presenti anche in altre patologie neurodegenerative.

Attualmente non esiste ancora un quadro preciso sulle cause esatte del morbo di Parkinson, ma alcune condizioni sembrano influire sul processo degenerativo:

  • Invecchiamento, poiché con l’età tutte le cellule, comprese quelle cerebrali, tendono a deteriorarsi;
  • Fattori genetici, ovvero la presenza di casi di Parkinson nella famiglia, anche se non è stato individuato un gene specifico responsabile;
  • Esposizione ad ambienti altamente inquinati o l’assunzione prolungata di sostanze tossiche e droghe, che danneggiano i neuroni dopaminergici;
  • Stress ossidativo e radicali liberi, che favoriscono l’invecchiamento cellulare precoce;
  • Infezioni da virus o altri agenti patogeni che possono attaccare le cellule cerebrali.

Sintomi

Diagnosticare il morbo di Parkinson non è semplice, soprattutto perché la progressione della malattia è lenta e spesso irregolare. I sintomi più comuni includono:

  • Tremori a riposo;
  • Rigidità muscolare involontaria;
  • Bradicinesia, ovvero lentezza nei movimenti;
  • Acinesia, ovvero difficoltà nell’iniziare i movimenti volontari;
  • Problemi di equilibrio, andatura rallentata e postura curva, tipicamente nelle fasi più avanzate.

Altri possibili sintomi sono:

  • Blocchi motori, soprattutto durante il cammino;
  • Voce flebile o alterazioni del tono vocale;
  • Difficoltà nella deglutizione;
  • Problemi nella scrittura e nella parola.

In generale, i sintomi si manifestano in modo asimmetrico, colpendo le due metà del corpo in maniera diversa.

Esistono anche segnali precoci che potrebbero far sospettare il morbo di Parkinson, ma spesso vengono trascurati:

  • Perdita di espressività facciale (il volto diventa più rigido e immobile);
  • Cambiamenti della personalità, con umore instabile, apatia o depressione;
  • Riduzione del senso dell’olfatto e del gusto;
  • Alterazioni della sudorazione, sia in eccesso che in difetto.

Fasi e stadi del morbo di Parkinson

Il decorso della malattia si divide in due fasi principali:

  • Fase asintomatica, nella quale i neuroni iniziano a degenerare senza sintomi evidenti;
  • Fase sintomatica, quando compaiono i primi segni clinici.

La fase sintomatica può essere ulteriormente suddivisa in:

  • Fase precoce, con comparsa di tremori, rigidità e problemi motori. In questa fase, si stima che circa il 70% dei neuroni dopaminergici della sostanza nera siano già degenerati;
  • Fase tardiva, nella quale i sintomi peggiorano progressivamente.

Il morbo di Parkinson viene classificato in base alla gravità dei sintomi nei seguenti stadi:

  • Stadio I: sintomi lievi e unilaterali, spesso tremore o ondeggiamento di un arto superiore;
  • Stadio II: i sintomi diventano bilaterali, con alterazioni della postura e bradicinesia;
  • Stadio III: sintomi più gravi, compromissione evidente dell’equilibrio e dell’andatura;
  • Stadio IV: grave inabilità, difficoltà a svolgere attività quotidiane, problemi nel mantenere la stazione eretta;
  • Stadio V: invalidità completa, assenza di deambulazione, impossibilità a stare in piedi, difficoltà nella tosse e nelle funzioni fisiologiche, necessità di assistenza continua e permanenza a letto.

Diagnosi, prevenzione e trattamento

Non si conosce con certezza il momento esatto in cui inizia la degenerazione neuronale. Alcuni studi ipotizzano che il processo degenerativo inizi circa 5 anni prima della comparsa dei primi sintomi, altri ritengono che possa iniziare anche 30-40 anni prima.

In genere, la diagnosi viene formulata molto tempo dopo l’esordio dei primi sintomi, che spesso sono vaghi e facilmente fraintendibili.

La diagnosi si basa su:

  • Visita neurologica accurata, con anamnesi personale e familiare;
  • Esame obiettivo neurologico;
  • Valutazione della risposta ai farmaci dopaminergici, in particolare la levodopa.

Attualmente non esiste una cura definitiva per il morbo di Parkinson e non è possibile prevenirlo in modo certo.

Il trattamento mira esclusivamente ad alleviare i sintomi e migliorare la qualità di vita. I principali farmaci utilizzati sono quelli che stimolano o sostituiscono la dopamina, in particolare:

  • Levodopa, il farmaco più efficace, che viene trasformato in dopamina nel cervello. Tuttavia, l’uso prolungato può causare discinesie, ovvero movimenti involontari e incontrollati dei muscoli, motivo per cui si tende a posticipare l’inizio della terapia il più possibile.

L’approccio terapeutico può includere anche:

  • Altri farmaci dopaminergici;
  • Fisioterapia e riabilitazione motoria;
  • Interventi chirurgici in casi selezionati;
  • Supporto psicologico.

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