RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE NEI LATTANTI E NEI BAMBINI
La rianimazione cardiopolmonare (RCP) nei lattanti e nei bambini consiste in una serie di manovre che servono per salvare la loro vita, continuando a fare arrivare correttamente l’ossigeno in tutte le parti del corpo.
Viene effettuata quando il cuore non è più in grado di far circolare il sangue nei vasi sanguigni tanto che il lattante/bambino è in stato di incoscienza e non respira.
Se effettuata in maniera corretta e adeguata, la rianimazione cardiopolmonare non solo può salvare la vita del bambino ma anche ridurre al minimo i danni cerebrali dovuti a un mancato afflusso di sangue ossigenato al cervello.
Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo illustrativo e non sostituiscono i corsi di formazione e il parere medico, che deve essere preso in considerazione in qualunque caso.
Cause
L’arresto cardiaco nei lattanti e nei bambini è raramente dovuto a problemi cardiaci veri e propri, ma è più frequentemente causato da una crisi respiratoria o uno shock.
Le crisi respiratorie hanno diverse origini:
– Malattie a carico dei polmoni, come ad esempio l’asma bronchiale;
– Traumi alla testa e/o alla zona toracica;
– Occlusione dell’apparato respiratorio con corpi estranei;
– Inalazione di sostanze gassose;
– Malattie a carico del sistema nervoso centrale.
Mentre gli shock si originano in seguito a:
– Evento traumatico con sviluppo di ipovolemia, ovvero la diminuzione della quantità di sangue che circola nel corpo;
– Gastroenteriti;
– Sepsi.
Caratteristiche anatomiche
I lattanti e i bambini hanno delle caratteristiche anatomiche tali da portare all’applicazione di una diversa tecnica di rianimazione cardiopolmonare rispetto a quella riservata agli adulti.
Prima di tutto, a variare sono la frequenza cardiaca e quella respiratoria, inoltre:
– la testa di lattanti e bambini è proporzionalmente di grandezza maggiore rispetto al corpo. Quindi, in posizione supina si potrebbe avere il collo del bambino con un’angolazione da correggere con un rialzo per poter effettuare correttamente le manovre di RCP;
– la lingua è più grande in proporzione alla bocca e le vie respiratorie sono di diametro ridotto rispetto a quelle di un adulto. Questo porta a un rischio maggiore di occlusione e irritazione delle vie aeree.
Catena della Sopravvivenza
La RCP fa parte della cosiddetta “Catena della Sopravvivenza”, che prende questo nome poiché è composta da anelli concatenati tra di loro che seguono un ordine preciso:
1) Prevenzione dell’arresto cardiopolmonare e sorveglianza dei sintomi del lattante/bambino;
2) Riconoscimento dei sintomi e chiamata al 112 o 118, ovvero al Sistema di Soccorsi di Urgenza ed Emergenza;
3) Esecuzione della cosiddetta RCP precoce, ovvero alternare i massaggi cardiaci (compressioni toraciche esterne) alle ventilazioni (respirazioni artificiali);
4) Esecuzione della defibrillazione precoce;
5) Somministrazione delle cure avanzate, che saranno somministrazioni farmacologiche ed esecuzione di manovre mediche o infermieristiche;
6) Terapia e cura, chiamati tecnicamente Supporto Vitale e Assistenza Post Arresto Avanzati.
I primi tre anelli possono essere eseguiti anche da persone non qualificate o che abbiano portato a termine il corso per eseguire l’RCP, mentre gli ultimi tre anelli sono di competenza esclusiva di personale medico o infermieristico.
Come si esegue una RCP pediatrica (lattanti e bambini)
Per eseguire una rianimazione cardiopolmonare nei lattanti e nei bambini bisogna tener conto delle loro caratteristiche anatomiche che, come abbiamo visto, sono diverse rispetto a quelle di un adulto.
Le prime cose da fare sono mettere il lattante/bambino in sicurezza, poi bisogna chiamare i soccorsi.
Successivamente, bisogna mettere il bambino su una superficie piana e in posizione supina, ponendo il collo in posizione neutra (eventualmente con l’utilizzo di un supporto). Questa posizione servirà a verificare che il bambino respiri, tramite la manovra GAS (Guardare Ascoltare Sentire) da effettuare con delicatezza.
Solo se il lattante/bambino non respira ed è in stato di incoscienza si dovranno effettuare le seguenti manovre:
1) Cinque ventilazioni di soccorso.
– L’insufflazione di aria dovrà essere regolare e avere durata di 1 secondo e bisognerà verificare che il torace si sollevi totalmente.
– Una volta staccata la bocca dal lattante/bambino il torace dovrà abbassarsi totalmente;
– Ripetere per un totale di cinque volte.
Se il viso del lattante/bambino è piccolo, sarà possibile effettuare le insufflazioni appoggiando la bocca sul suo naso e bocca.
Se per chiamare i soccorsi bisogna allontanarsi dal bambino e il soccorritore è da solo, bisognerà effettuare questa manovra prima di allontanarsi.
2) Schema MO-TO-RE (MOvimento-TOsse-REspiro):
Ovvero verificare se torace si muove spontaneamente, se il bambino tossisce e ritorna a respirare normalmente.
Se il lattante/bambino non respira entro i 10 secondi successivi alle cinque ventilazioni, bisognerà continuare con le seguenti manovre:
3) Manovre per la rianimazione cardiopolmonare:
Composta da 15 compressioni toraciche e 2 ventilazioni, da raddoppiare in caso di personale non addestrato.
Bisogna tener conto di alcune differenze in base all’età:
– Nei lattanti: appoggiare solo due dita di una mano sulla metà inferiore del torace e comprimerlo per 4 centimetri, poi rilasciare totalmente;
– Nei bambini con età superiore a un anno: appoggiare il palmo di una sola mano, con dita sollevate e spalla e gomito allineati, sulla metà inferiore del torace del bambino e comprimere fino a 5 centimetri seguendo una frequenza di 100-120 compressioni al minuto, rilasciando la pressione della mano totalmente dopo ogni compressione.
A questo punto, se il lattante/bambino non respira ancora, si dovrà utilizzare, se disponibile, il defibrillatore automatico o semiautomatico esterno (DAE) ma solo nel caso in cui il bambino ha più di anno, in alternativa ripetere le manovre di RCP fino all’arrivo dei soccorsi.