OCCLUSIONE INTESTINALE
L’intestino è la parte finale dell’apparato digerente, è formato da un tubo, lungo mediamente dai sei agli otto metri, le cui pareti sono flessibili e che si ripiega più volte su sé stesso; si distingue in intestino tenue e intestino crasso. È contenuto nella cavità addominale, ricoperto da una membrana chiamata peritoneo, svolge una azione molto importante riguardo il processo digestivo degli alimenti che introduciamo nel corpo con l’alimentazione. Si parla di occlusione intestinale quando c’è un arresto nel “cammino” che le feci fanno per arrivare ad essere espulse attraverso l’ano, quando la peristalsi, cioè i movimenti dei muscoli deputati alla defecazione, si bloccano. L’occlusione può verificarsi su base funzionale, cioè paralisi della muscolatura provocata da interventi all’addome, infezioni (come la peritonite) traumi e alcune malattie come il morbo di Parkinson, oppure su base meccanica, cioè a causa della presenza di un ostacolo che impedisce il passggio del materiale di scarto ad esempio la presenza di aderenze, tumori intestinali, fecalomi, parassitosi, morbo di Crohn. I sintomi principali che devono far nascere il sospetto nell’operatore socio sanitario, di trovarsi in presenza di un paziente affetto da occlusione sono: crampi addominali intermittenti, di forte intensità, stitichezza (impossibilità quindi di espulsione delle feci e dei gas), addome disteso, nausea e vomito (se l’occlusione si trova nella parte alta dell’intestino). Normalmente il paziente è tenuto ad osservare il digiuno completo e viene nutrito per via endovenosa, è utile anche risolvere il problema della disidratazione a cui vanno incontro i pazienti occlusi, a causa del mancato assorbimento dei liquidi; si rivela sovente molto utile l’assunzione di una terapia antibiotica. Tutto ciò si rivela efficace soprattutto quando il blocco non è di origine meccanica, quindi va incontro ad una soluzione spontanea entro qualche giorno. Se l’occlusione è di tipo meccanico allora questi accorgimenti hanno lo scopo di preparare il paziente ad un eventuale intervento chirurgico, per rimuovere la causa dell’occlusione e il tessuto necrotico che si è formato. L’operatore socio sanitario è fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi tempestiva di una occlusione, in quanto monitora l’evacuazione del paziente ed è il primo ad accorgersi se l’alvo è chiuso da più giorni, se il paziente ha crampi lungo l’arco della giornata, se ha appetito, oppure nausea o vomito, se assume una quantità di acqua sufficiente alla sua condizione e soprattutto se la diuresi è adeguata. È compito dell’oss segnalare tempestivamente all’infermiere qualsiasi alterazione nella quantità delle feci, alterazioni nella frequenza delle evacuazioni e nell’aspetto delle stesse.