CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE
Quando si parla di contratto collettivo nazionale del lavoro, si fa riferimento a un documento nazionale, nel quale sono contenute tutte le norme che disciplinano tutta l’attività lavorativa di una determinata categoria di lavoratori; perciò ogni categoria fa riferimento al proprio contratto collettivo nazionale. Per quanto riguarda la sanità pubblica, il contratto collettivo nazionale è un documento che viene discusso a lungo dai sindacati confederali e dai sindacati autonomi, insieme all’Aran, che è un’agenzia tecnica, dotata di personalità giuridica che rappresenta le pubbliche amministrazioni all’interno della contrattazione collettiva nazionale di lavoro. Una volta stabilito il contratto collettivo nazionale, tutto il personale sanitario e l’operatore sociosanitario che presta il suo servizio all’interno della struttura ospedaliera fa quindi riferimento ad esso e sottostà a tutte le norme inerenti. All’interno del contratto collettivo nazionale vengono stabiliti i tempi di lavoro, i turni, il lavoro notturno, festivo, straordinario, le ferie, i permessi retribuiti, i permessi studio e le aspettative; è esplicato il codice disciplinare con le relative norme e la tabella salariale per ogni categoria e per ogni fascia di progressione economica. Quindi possiamo dire che il contratto collettivo nazionale ha lo scopo di definire i contenuti per quanto riguarda l’aspetto normativo ma anche per quanto riguarda l’aspetto economico. Ha inoltre lo scopo di disciplinare i rapporti tra l’amministrazione pubblica e il dipendente pubblico gestendo la contrattazione nazionale e locale. Il contratto nazionale fornisce quindi regolamenti ai quali le aziende devono attenersi, infatti si ritrova in ogni struttura locale il riferimento alla fonte normativa, all’articolo e al comma che definisce una determinata tematica. Il contratto nazionale lascia anche spazio alle amministrazioni pubbliche locali, perché al suo interno specifica tutto ciò che può essere affidato alla contrattazione locale; questo significa che le amministrazioni pubbliche possono regolare alcuni aspetti sulla base dei fondi disponibili e della loro organizzazione aziendale. Va però specificato che il contratto collettivo nazionale non regolamenta tutti gli aspetti che possono coinvolgere un’azienda sanitaria perché è un documento ormai molto datato, perciò quando non è presente un riferimento normativo per un determinato ambito, si fa riferimento a una sentenza analoga, dal momento che negli ultimi dieci anni c’è stato un cambiamento profondo all’interno dell’organizzazione delle amministrazioni pubbliche. Quando si parla di contratto collettivo nazionale si parla anche dei fondi stanziati per provvedere alle attività necessarie per l’assistenza; oggi la sanità viene gestita a livello regionale ma i fondi per le cure provengono dallo Stato, mentre il Ministero della Salute opera a livello nazionale definendo alcune tematiche importanti fra cui la più importante è stata l’istituzione dei livelli essenziali di assistenza detti L.E.A. I fondi destinati ai lavoratori pubblici della sanità, quindi gli stipendi, previsti dal contratto collettivo nazionale sono stanziati a livello nazionale e derivano dallo Stato, mentre i fondi stanziati per il fabbisogno sanitario annuale provengono dal ministero della salute a cui poi si aggiunge la compartecipazione del cittadino in base al suo reddito. Le aziende inoltre vengono finanziate anche dalle regioni che secondo diversi parametri partecipano finanziariamente alle spese. Tutte le finanze destinate agli operatori sanitari provengono dallo Stato e tutti gli aumenti eventuali, per ogni fascia di progressione economica, sono stabiliti e devono essere approvati dalla Corte dei conti. Ricordiamo che la Corte dei conti è l’organo dello Stato che si occupa del bilancio della finanza pubblica, quindi monitora le entrate e le uscite della spesa pubblica, perché ha funzione giurisdizionale, amministrativa di controllo e vigilanza in materia fiscale, per cui si occupa di verificare se lo Stato è in grado di far fronte dal punto di vista finanziario ad eventuali aumenti contrattuali. Quindi ogni volta che viene definito un nuovo contratto collettivo nazionale è necessario ottenere il benestare della Corte dei conti dopodiché l’Aran, il Governo e i Sindacati potranno firmare l’intesa per il nuovo contratto collettivo nazionale.
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