GESTIONE DEGLI ESAMI DI LABORATORIO

Il trasporto degli esami di laboratorio, quindi di materiale biologico o campioni diagnostici, è secondo l’accordo Stato-Regioni del 2001, un’attività che l’operatore sociosanitario esegue in autonomia. La gestione degli esami di laboratorio deve essere preceduta dalla conoscenza dei rischi da parte dell’operatore, che sono esplicitati nella legge n°81 del 2008, la legge sulla sicurezza, perché durante la raccolta, la manipolazione e il trasporto dei campioni, l’oss è esposto al rischio di contrarre infezioni come: le epatiti, l’HIV, la salmonellosi ecc.. perché durante le varie fasi l’oss può accidentalmente venire a contatto con sangue o altri liquidi biologici infetti. Per questa ragione sono state predisposte modalità specifiche alle quali attenersi per ogni fase della gestione degli esami, sono procedure che l’oss deve seguire scrupolosamente e riguardano la raccolta, la gestione e il trasporto. In aggiunta alle procedure si affiancano norme europee che specificano le modalità di trasporto dei liquidi biologici quali: sangue, urine, sieri, emoderivati, vaccini e anche campioni biologici per esami diagnostici come: secreti, escreti e tessuti, per i quali sono state formulate modalità di confezionamento, trasporto o spedizione all’occorrenza anche con contenitori refrigeranti. Nello specifico l’operatore sociosanitario deve sapere che per il trasporto sono necessari sempre due contenitori, uno all’interno dell’altro: il primo contenitore sarà detto primario, perché contiene il prodotto o il campione, e consiste in una provetta, una busta o un barattolo, che va inserito all’interno di un altro contenitore, detto secondario, perché adibito al trasporto dei contenitori primari. Per quanto riguarda le caratteristiche dei contenitori, l’oss deve sapere che il contenitore primario deve essere a chiusura ermetica, a tenuta stagna, in materiale impermeabile, etichettato e avvolto in materiale assorbente perché in caso di versamento o rottura accidentale il liquido non fuoriesca all’esterno; mentre il contenitore secondario deve essere resistente agli urti, essere adeguatamente capiente da contenere tutti i contenitori primari, a chiusura ermetica, a tenuta stagna, impermeabile, rigido in caso di trasporto di materiale infetto e deve avere uno scomparto impermeabile dedicato alla documentazione. Ricordiamo che la documentazione deve sempre essere allegata ai campioni in fase di trasporto per indicare tutti i dati, il mittente e il destinatario, comunque consideriamo che la documentazione può anche essere trasportata in una busta impermeabile di plastica inserita all’interno del contenitore secondario. Nel caso in cui i campioni da trasportare abbiano necessità di essere mantenuti in un ambiente refrigerato, l’operatore sociosanitario deve sapere che è necessario inserire all’interno del contenitore secondario del ghiaccio o del ghiaccio secco, ma nel caso del ghiaccio secco è importantissimo l’utilizzo di un contenitore secondario in grado di rilasciare i gas, per evitare il rischio di esplosione che potrebbe verificarsi a causa della presenza di anidride carbonica. In questo caso l’oss deve considerare il trasporto come merce pericolosa, prendere tutte le precauzioni necessarie e controllare sempre per qualunque tipo di trasporto che sia presente il kit di emergenza per la decontaminazione in caso di versamento dei liquidi o di rottura accidentale del contenuto.

Come gestisce gli esami di laboratorio l’operatore sociosanitario? Per prima cosa esegue il lavaggio sociale delle mani, indossa i guanti e, se necessario, altri dispositivi di protezione individuale, poi verifica che i contenitori primari e secondari siano integri, impermeabili, le chiusure siano ermetiche, a tenuta stagna e che non siano contaminati. Poi controlla che i contenitori primari siano etichettati e compilati completamente e li ripone nelle rastrelliere idonee che poi inserisce nei contenitori secondari, essendosi accertato che la capienza dei contenitori secondari sia adeguata, mette del materiale assorbente in quantità sufficiente nel contenitore secondario, per prevenire danni causati da eventuali perdite dei contenitori primari, e infine inserisce la documentazione nell’apposito comparto o busta impermeabile,  facendo attenzione che non sia a contatto con le provette, poi chiude ermeticamente il contenitore secondario ed effettua il trasporto. Ricordiamo che se l’oss deve effettuare il trasporto di più contenitori secondari utilizza un carrello per il trasporto, si assicura che ci siano condizioni di stabilità e sicurezza e di avere a disposizione un kit per eventuali versamenti completo di guanti, carta assorbente, disinfettante e contenitore per i rifiuti. Nel caso in cui si utilizzi un veicolo, tutte le precauzioni precedentemente citate devono essere rispettate, mentre se il trasporto avviene su strada all’esterno della struttura, è obbligatorio l’utilizzo di un ulteriore contenitore esterno che contenga il contenitore secondario che viene chiamato contenitore terziario. L’esecuzione corretta delle operazioni da compiere da parte dell’oss riduce molto il rischio di venire a contatto con il materiale trasportato, infetto o potenzialmente infetto ed è considerata una pratica efficace nella prevenzione delle infezioni ospedaliere.

Cosa fa l’oss in caso di rottura del contenitore o perdita di liquidi? L’oss in questa circostanza utilizza il kit di emergenza, indossa guanti monouso e DPI e per prima cosa rimuove il materiale solido e poi con scopa e paletta il resto del materiale, facendo sempre attenzione a proteggere le sue mani e il suo volto, poi ricopre tutto il liquido fuoriuscito con materiale assorbente e lo smaltisce nei rifiuti sanitari adeguati in relazione al contenuto, effettua la decontaminazione e la detersione e in caso di versamento di campione infettante avvisa subito il personale infermieristico e la direzione sanitaria.

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Categorie: Nozioni

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